Durante il periodo natalizio, come per magia, le cucine delle case salentine subiscono una curiosa quanto affascinante trasformazione, assumendo le sembianze di veri e propri laboratori artigianali dove si affaccendano le mamme, aiutate da nonne e nipoti, nella preparazione di dolci tipici preparati esclusivamente in questo periodo dell’anno.
Purceddhruzzi e Chinuliddhre: la difficoltà nella pronuncia di questi due prodotti tipici salentini è direttamente proporzionale alla loro bontà. Ogni famiglia salentina che si rispetti rispolvera, sotto le feste di Natale, queste antiche ricette di origine campagnola seguendo,fedelmente, le orme di una tradizione millenaria che rimanda alle umili origini dei contadini, semplici come gli ingredienti utilizzati per la loro preparazione dove si incontrano farina, olio d’oliva, sale, vino bianco, agrumi e miele.
Di forma conica, i Purceddhruzzi (piccolini porcellini), che ricordano gli struffoli napoletani e i truffoli siciliani, una volta fritti a tocchetti e ricoperti di miele, con una spolverata di cannella anicini e pinoli a coronare il tutto, venivano e sono tutt’ora sistemati in diversi piatti come goloso regalo per amici e parenti che a loro volta preparavano, aggiungendovi piccole personalizzazioni nella forma o nel sapore.
Immancabilmente, su ogni piatto di purceddhruzzi trovavano posto un paio di chinuliddhre, dolci a forma di calzoncino, dello stesso impasto dei purceddhruzzi, ma ripieni di marmellata, generalmente di pera, di cotogna e di uva.
Come la maggior parte delle tradizioni presenti nel Salento, la nascita di questi dolci tipici rimanda indirettamente al rispetto dei riti sacri: i purceddhruzzi, e altri dolci preparati in questo periodo dell’anno, altro non erano che doni in omaggio alla Madonna, cucinati per invocarne l’intervento sulla buona riuscita dei raccolti.