Erano i primi anni '90 e mi ritrovai in Salento per caso. Con una barca a vela dedicata all'avvistamento dei cetacei si doveva partire dal porto di Otranto per poi dirigersi verso Corfù, ma le condizioni agitate del mare impedirono questo viaggio.
Il sole però c'era e anche forte e così si decise di trasformare la vacanza e di dedicarci alla vita da spiaggia.
Scesi dalla barca la prima cosa da fare era visitare Otranto, che ricordo come un borgo assolato e dormiente (era l'immediato dopopranzo) da conquistarsi dopo una salita che dal porto conduceva in centro.
A poco a poco le strade iniziarono ad animarsi e il bar della piazza prese ad affollarsi di uomini, solo uomini e tutti con il cappello in testa, che discutevano seduti al tavolo mentre i ragazzi più giovani percorrevano avanti e indietro le strade in motorino.
La gente ci guardava ancora con quella curiosità che un tempo si dedicava agli stranieri e che ora anche a Otranto, presa d'assalto dal turismo, è scomparsa.
Adesso i turisti si affollano nelle strade a tutte le ore, acquistano ceramiche in uno dei tanti negozi di souvenir del paese e il clima è sicuramente più internazionale.
Si è forse perso un po' quel fascino di trovarsi in un luogo "distante" e unico e anche qui è arrivata quella omologazione delle merci e dei negozi che rende ogni luogo un po' simile agli altri.
Comunque Otranto, con i muri bianchi delle sue case e i suoi colori nelle strade è ancora bellissima, così come lo è la spiaggia di Frassanito, altro luogo che si frequentò a quel tempo.
Il mio ricordo del posto era quello di un mare cristallino che si raggiungeva attraverso percorsi sterrati che si snodavano fra le dune e la macchia mediterranea, durante i quali si era costantemente accompagnati dall'incessante frinire delle cicale.
Arrivati sulla meravigliosa spiaggia, dopo un bagno in acque limpidissime, ci venne offerto da gentilissimi vicini di spiaggia il piatto tipico della giornata al mare: le friselle bagnate con acqua marina e irrorate di olio, sale e pomodoro seguite da una fetta di "sarginiscu" che in dialetto locale sta per cocomero. Un vero piatto da re!
Il ricordo era così bello che la paura di rivedere il luogo e scoprirlo devastato era tanta.
Ma che sorpresa!
Non solo è rimasto splendido, ma ora c'è anche una riserva naturale a proteggerlo. Unica differenza: bisogna evitare di intingere le friselle nel mare!