Il Natale è nell’aria e nel Salento lo si può assaporare sostando un attimo davanti alla tavola imbandita di specialità culinarie tipiche di questo periodo.
E’ un attimo; dopodiché non possiamo fare a meno che lanciarci sulla tavola, ognuno al proprio posto e ognuno con il proprio piatto per partecipare ad una lunga maratona di pietanze.
Si comincia con una carrellata di pittule; un impasto di farina tondeggiante fatta friggere nell’olio bollente fino alla doratura. Possono essere preparate in maniera semplice oppure, per soddisfare i palati più esigenti, essere arricchite con un ripieno di verdure quali cavolfiori e cime di rapa. Un’altra variante sono le pittule “alla pizzaiola”. Secondo la ricetta, l’impasto viene mescolato con un soffritto di cipolla, pomodoro, capperi, olive nere e peperoncino. Insomma, ad ogni palato la sua pittula.
La serata viene infine coronata con i dolci natalizi, veri protagonisti della tavolata. Ai commensali non resta che scegliere tra una ricca varietà di prelibatezze. I porcedduzzi, in italiano struffoli, sono pezzi di pasta fritta dorati con il miele e guarniti con pinoli e anisini colorati.
Una piccola curiosità linguistica: il singolare del nome dialettale porcedduzzi è purceddu, corrispondente all’italiano porcello, e proprio l’estremità di questi dolci ricorda molto il muso di un maialino. Lo stesso impasto e la stessa preparazione viene utilizzata con un altro dolce tipico: le cartellate. L’origine del nome propone varianti semantiche curiose e interessanti, tra cui dal siciliano cartheddhà= cesta o dal greco chartes= papiro. In italiano “cartiglia” indica un rotolo di carta avvolto, infatti è proprio in tal modo che vengono preparate e le cartellate, sfoglie di pasta arrotolate, fragranti, dorate e semplicemente gustose.