La vita nel Salento, fino a qualche decennio fa, era connotata da una grande semplicità: si riusciva a essere felici con poco ed i rapporti interpersonali erano alla base della quotidianità. Anche i più piccoli riuscivano a intrattenersi con oggetti semplici, tra cui utensili di vita quotidiana, trasformati con qualche accorgimento in veri e propri giocattoli; spesso erano i nonni o gli anziani che insegnavano ai bambini come creare i propri balocchi, ripescando le idee tra i ricordi della propria gioventù.
Tappi, pettini e biciclette
Tutto ciò che si trovava in casa o per strada poteva diventare parte di un gioco: la fantasia e l'immaginazione erano tra gli strumenti che permettevano di trasformare qualunque oggetto in qualcosa di divertente.
Uno di questi giochi era la 'cazziddha', per cui si raccoglievano i tappi delle bottiglie in rame per poi essere appiattiti e lavorati a proprio piacere dai ragazzi, per essere più aerodinamici. Venivano solitamente lanciati il più vicino possibile a un bersaglio o al muro. I più preziosi erano quelli che avevano una stella impressa sopra: venivano conservati e tramandati come se fossero un tesoro.
Un pettine poteva diventare uno strumento musicale, con l'ausilio di un pezzetto di carta velina, mentre con un cerchione di bicicletta e una canna si otteneva un gioco dinamico, da poter rincorrere lungo le strade.
La natura: un enorme parco giochi
Foglie, sassi e ghiande diventavano i giocattoli preferiti di tutti i bambini, dai più ricchi ai più poveri. Le ghiande potevano essere trasformate in 'piripissi': venivano tagliate in due ed inserito un bastoncino o un fiammifero al centro in modo da poterle tenere tra due dita e girarle, facendole ruotare come una trottola, il più velocemente possibile.
Con dei semplici sassolini arrotondati, invece, si poteva organizzare una partita di 'tuddhri', uno tra i giochi più in voga tra i bambini. Le pietre venivano posate su una superficie liscia, allineate e poi lanciate in alto: mentre la prima era in aria bisognava prendere la seconda e stringere nel pugno entrambe, poi si passava a lanciarne due e prenderne una terza e così via.
Non meno utilizzate erano cerbottane, fionde e freccette realizzate con bastoncini e canne raccolte nel sottobosco: si finiva per trascorrerre l'intera giornata tra amici, immersi nella natura.