Tracce di Salento, di un leccese, a New York: Raffaele Attilio Amedeo Schipa, nato a Lecce il 27 dicembre del 1888, morto negli States a dicembre del 1965.
Il suo nome d’arte è Tito Schipa ed è uno dei tenori più preparati, seri, professionali e grandi di tutta la storia dell’opera. Una splendida carriera iniziata nei primi anni del novecento, con l’ingresso in seminario, e conclusasi nel 1955 con l’addio al teatro, avvenuto a Bari, al Teatro Petruzzelli. Ma ripercorriamo la sua splendida carriera: Tito Schipa è fratello di Luigi ed Antonia e inizia a muovere i primi passi nel 1902, quando entra a far parte del seminario di Napoli dove viene soprannominato “Titu”, vale a dire “piccoletto”, da Gennaro Trama, vescovo della città.
Inizia a studiare composizione e, una volta trascorso il tempo dell’adolescenza, si trasferisce a Milano, su suggerimento del suo maestro, Alceste Gerunda. Il debutto avviene nella “Traviata”, a Vercelli: Tito Schipa aveva appena 19 anni. Poi continua la sua formazione a Napoli, dove trionfa nella stagione dell’opera del 1914: proprio in questa occasione il suo successo in Italia arriva all'apice e sale agli onori della cronaca sia mondana che artistica. Negli anni successivi, fino al 1917, canta le opere in ben undici lingue diverse.
Il primo grande successo all'estero di Schipa viene registrato a Madrid nel 1918. Poi il trasferimento a New York, quella che sarà la sua ultima casa. Qui inizia a gestire la “Civic Opera” con Campanini e Garden.
A Chicago si sposa, con Antoinette Michel Ogoy, soubrette di nazionalità francese. S’intreccia così l’amore per l'opera con quello che pensa sarà l’amore della sua vita: Antoinette la conosce a Montecarlo durante “La Rondine” di Puccini. Seguono altri grandi successi - “Rigoletto”, “Caruso” - al Metropolitan Opera e a San Francisco. Poi avviene una crisi matrimoniale con la moglie e Schipa rientra in Italia, dove conosce e sposa in seconde nozze Diana Prandi, conosciuta sul set di “Rosalba”, dalla quale avrà un figlio. In Italia viene accusato di filo-comunismo e decide così di ritornare negli Usa.
Muore a New York nel 1965 a causa del diabete.
Una piccola curiosità.
Quotidianamente la città di Lecce lo ricorda: a mezzogiorno viene fatta ascoltare una sua canzone in Piazza Sant’Oronzo .